Mario Monti torna da Davos rafforzato e torna ad attaccare, mentre il PD inizia a preoccuparsi
Se la sua leadership a livello internazionale è stata notevolmente rafforzata dai lavori al World Economic Forum di Davos, la conferma del suo status in Italia è ancora tutta da costruire, dopo che il Presidente Napolitano lo ha tirato pesantemente dentro ai pesanti ingranaggi della Repubblica Italiana.
Per farlo Mario Monti tenta una doppia strategia, fatta di critica ad alzo zero con Bersani e Berlusconi ma tende una mano ad Angelino Alfano: sì ad un’alleanza con il PDL, ma se e solo se Berlusconi si tira fuori dal confronto. Inevitabile la replica del segretario del PDL che dichiarando che “senza Silvio il Pdl non c’è. E casomai è da Monti che l’Italia deve essere mondata” prende la mano tesa da Mario Monti e la trancia, senza speranza di ulteriori passi indietro.
I dati però, parlano chiaro. Il centrodestra, composto dalla coalizione che gravita attorno al PDL e quella del tandem Monti-Casini-Fini insieme, hanno la maggioranza assoluta in Parlamento e possono creare un governo con una buona maggioranza contornato da un’opposizione compatta che lascerebbe non più di 6 gruppi parlamentari tra Camera e Senato.
Altro dato che viene fuori alla metà della campagna elettorale, è che il PD durante le primarie aveva raggiunto un indice di gradimento tra il 35% ed il 38% ed iniziano a suonare pesantemente le parole pronunciate da Matteo Renzi: punto ad un PD che vada oltre il 40%, non che si accontenti di stare sopra il 30%. Dopo appena un mese, la sua previsione sembra essersi avverata e Bersani corre verso un pareggio che consegnerà il paese ad una legislatura riformatrice (l’ennesima, aggiungiamo noi) che nel giro di un anno, massimo due, riporterà gli italiani alle urne.
Uno scenario che si fa sempre più concreto, con pochi evidenti colpi di scena che riescono a spostare voti e un progressivo e costante richiamo di indecisi ad andare a votare. Al momento, solo il Movimento Cinque Stelle, SEL, PDL e Rivoluzione Civile di Ingroia sono dati in evidente crescita, con la Lista Monti, il partito di Vendola e quello di Berlusconi che “cannibalizzano” gli altri partiti della loro stessa coalizione, lasciando il dato sostanzialmente fermo.
Manca al momento il colpo di coda che permetta a Bersani di sfruttare il dinamismo e la voglia concreta di rinnovamento messa in campo dai renziani, a Berlusconi l’asso nella manica in grado di prendere voti e a Monti i consigli dello stratega elettorale di Obama, che nonostante sia riuscito a far eleggere due volte il primo presidente di colore nella storia degli USA, ha a che fare con un paese estremamente complesso e che si muove su logiche e binari diversi.
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