I maggiori asset del paese travolti da tangenti, scandali e crack finanziari. Ecco la manovra messa in piedi
A voler esser ciechi, c’è puzza di bruciato. I nostri maggiori asset sono sotto attacco.  Quelli che non solo fanno gola ai grandi investitori stranieri, ma anche quelli che servono al nostro paese per poter rimanere tra le grandi potenze economiche di questo pianeta e al tempo stesso, permettono all’Italia di poter pagare costi accettabili per dei servizi considerati strategici, quali la comunicazione, l’approvvigionamento energetico e i servizi bancari, sia di tesoreria che quelli per gli investimenti delle aziende.
Un attacco concentrico che si è innestato all’interno della campagna elettorale italiana e che stravolgerà i piani di chi punta a vincere e correre all’opposizione. Stiamo assistendo sui mercati finanziari ad una sorta di “assalto alla diligenza”. Se lo scandalo di Monte dei Paschi è stato tirato fuori da parte di quei poteri forti attivi tra Vaticano e grembiulini, per cercare di disarcionare il centrosinistra da una probabile vittoria semplice, la vicenda di Saipem è più complessa. Dopo aver perso quasi il 40% del suo valore nel giro di due giorni, il titolo è stato sospeso più volte e ha iniziato una vertiginosa ascesa intorno al 20%.
E la Consob, l’ente che controlla l’andamento degli scambi in Borsa, si è trovato senza il supporto dell’ABI, l’associazione delle Banche Italiane che ha perso il suo presidente Mussari, tra i primi uomini di Monte dei Paschi di Siena a saltare.
Senza gli adeguati e stringenti controlli, è stato possibile svendere le azioni di Saipem e acquistarle a prezzi stracciati, per cambiare l’assetto interno del comparto energetico di questo paese. Gli effetti li vedremo a breve, non appena la magistratura inizierà ad indagare sugli acquirenti che hanno agito in maniera tempestiva durante tre giorni estremamente turbolenti che hanno portato, anche in questo caso, all’inizio di un’inchiesta che evidenzia tangenti con le quali sono stati “unti gli ingranaggi” che hanno permesso a Saipem di aggiudicarsi commesse internazionali che hanno arricchito più del dovuto i dirigenti che avrebbero dovuto fare l’interesse della società e non solo il loro.
Oggi invece, arriva la notizia di Telecom, incapace di generare dividendi apprezzabili tra gli azionisti a causa dei debiti presi con le banche e la manovra che porta alla vendita di Telecom Italia Media. Il terzo polo televisivo italiano, dopo aver lanciato la sfida al duopolio Rai-Mediaset, corre il rischio di un pesante ridimensionamento, a causa degli investimenti e dei legami che intercorrono tra chi ha creato il duopolio televisivo e chi sta tentando la scalata a La 7, Mtv ed i ripetitori.
Anche qui, le speculazioni sono forti e Telecom cerca di non perdere, mantenendo un sostanziale pareggio di bilancio che dipenderà però dalle future mosse del cda. La difesa dei nostri asset strategici è al centro dei pensieri del nostro futuro Ministro dell’Economia e delle Finanze, ed anche a Bruxelles ed a Francoforte, sono consapevoli dei duri passi che attendono il nostro paese da marzo in poi.
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