Il più grande sequestro in Italia falcia il business delle rinnovabili
Quando la DIA, la Direzione Investigativa Antimafia, segna un sequestro complessivo per 1,3 miliardi di euro, 43 società , 98 beni immobili tra palazzi, ville e terreni su quattro regioni, 66 fondi tra Italia, Spagna, Lussemburgo e Portogallo, a crollare non è soltanto un impero costruito in 30 anni, ma un sistema che ha portato l’eolico in Sicilia ed ha costruito un’economia, interamente basata sulla criminalità organizzata.
Vito Nicastri ha cominciato la sua escalation partendo come elettricista con i giusti contatti. La sua contiguità ad ambienti mafiosi gli ha permesso una scalata tanto rapida quanto fruttuosa. Parchi eolici e fotovoltaici sorgevano in Lazio, Sicilia Occidentale, Lombardia e Calabria senza alcun ostacolo di sorta, lì dove Nicastri aveva strade spianate, gli altri rimanevano al palo.
Un sistema di contiguità mafiosa che ha pagato per quasi 3 decenni ma che oggi arriva bruscamente a conclusione, con il sequestro più imponente di sempre. Normalmente la notizia si chiuderebbe qui ma con il sequestro non si rende del tutto giustizia a chi ha provato a lanciarsi nel settore delle rinnovabili ed è stato stoppato, bloccato ed infine messo da parte da questo sistema criminale. Chi ripaga gli anni persi, le porte chiuse in faccia?
L’altra domanda che lasciamo ai lettori riguarda invece le concessioni ed i permessi, così difficili da ottenere per chi si rivolge agli uffici competenti, segue le pratiche previste dalla legge ed infine si vede sbarrare la strada da chi si agita nel mare grigio del malaffare, aggirando gli ostacoli e chiudendo il futuro a chi ancora è convinto di voler seguire le regole istituzionali per avviare un’attività alla luce del sole, legalizzata. Possibile che nessuno si fosse accorto per tempo di come venivano rilasciate le concessioni e la trappola, doveva scattare dopo così tanto tempo? Che tipo di precauzioni sono state prese durante le indagini per impedire che Nicastri potesse continuare ad accaparrarsi appalti grazie a contatti “opachi”?
Dalle risposte a queste domande, passa anche un sistema di indagine che con il sequestro di oggi avvia un’altra fase. Queste strutture infatti andranno comunque riconsegnate al mercato. A chi finiranno in mano? In tal senso, l’attuale legge non offre quelle sicurezze che hanno permesso alla DIA di smantellare un impero.
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