Segnali contrastanti alla vigilia del processo Stato-mafia mentre spunta un altro video denuncia
Siamo ad un giorno esatto dalla commemorazione della strage di Capaci, punto di svolta della fallita trattativa Stato-Mafia che sarĂ presto discussa e che vede chiamati come parti in causa pezzi forze dell’ordine, ministri, mafiosi e fiancheggiatori. Un processo storico che dovrĂ fissare ciò che in parte la storia ha giĂ imparato, ovvero che per lungo tempo lo Stato ha sfruttato la mafia per i suoi scopi ed in cambio ha dato controlli blandi, norme carcerarie non troppo stringenti e soprattutto, si garantivano i patrimoni mafiosi, nonostante qualche pesce grosso ogni tanto, venisse “pescato”. Quello che sta succedendo però fa capire che c’è un nuovo tipo di trattativa, non ancora oggetto di indagini, un processo sotterraneo che dimostra come certi interessi non sono mai spariti.
Gli stessi giudici sono concordi nel notare come la fine della stagione stragista coincida con il raggiungimento di un nuovo assetto stabile, un nuovo soggetto ha fornito quelle garanzie in grado di far tacere le armi e mettere in moto sistemi avanzati per il “lavaggio” di tonnellate di denaro sporco, al punto che sommando i proventi noti delle attivitĂ illecite in Italia, vediamo muoversi sotto i nostri piedi 180 miliardi di euro anno, roba in grado di cancellare ogni debito pubblico, frutto di estorsioni, racket, rapine, usura, commercio di armi, droga, gioco d’azzardo, cambio oro e cosi via.
Quando senatori della Repubblica presentano un disegno di legge per depenalizzare il concorso esterno in associazione mafiosa, proprio a ridosso della commemorazione della Strage di Capaci, il sospetto che il porcellum abbia portato esponenti pericolosamente vicini ad aree tendenti al grigio sporco, si fanno molto forti. Persone come il senatore Luigi Compagna e l’ex sottosegretario alla giustizia, Giacomo Caliendo. Mentre Caliendo sembrava mosso da spirito di squadra, in modo tale da poter salvare Marcello Dell’Utri dai suoi processi con un colpo di spugna, Compagna è entrato a far parte del gruppo Parlamentare Grandi Autonomie e LibertĂ , un gruppetto in cui sono confluiti PDL, Lega Nord ed MPA, una sorta di stampella per grandi coalizioni.
Al tempo stesso, inizia a montare il caso sollevato da Servizio Pubblico in cui si dimostra come Provenzano, a lungo considerato il reggente di Cosa Nostra dopo l’arresto di Riina, sia ridotto ad un relitto umano, un povero vecchio lontano anni luce dall’immagine di “o tratturi”, lo spietato killer sanguinario, vero e proprio macellaio del gruppo dei Corleonesi.
Al tempo stesso, qualcuno della Catturandi esce allo scoperto e dichiara pubblicamente qualcosa di giĂ noto e oggetto di indagini da parte dei pm Di Matteo ed Ingroia, Â ovvero che Provenzano sarebbe potuto essere fermato non solo nel 2001, ma addirittura nel 1995, cosa che non accadde per ordine diretto dei vertici dei ROS. A testimonianza di come la questione sia attuale, ecco un altro video, spesso dimenticato che dimostra ulteriori ostacoli alla cattura di un altro latitante d’eccellenza, ovvero Matteo Messina Denaro:
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