Giornata di fuoco al Cairo, in piazza si attendono scontri
Il capo dei Fratelli Musulmani è stato arrestato nei giorni scorsi mentre l’appello proveniente da Washington per la liberazione dell’ex presidente Morsi, è sostanzialmente caduto nel vuoto. Ad innalzare la tensione è l’annuncio lanciato dall’attuale presidente Al-Sissi che ha chiesto un’approvazione di piazza del suo nuovo regime.
Con il parlamento sciolto e con il venerdì di preghiera, si teme che proprio oggi si fronteggeranno due cortei opposti con lo stato egiziano schierato con l’esercito. Le televisioni nazionali hanno sospeso qualsiasi soap opera e vengono trasmessi inni nazionali a reti unificate, mentre la crisi economica non allenta la presa. Sempre da Washington l’amministrazione Obama ha garantito l’arrivo dei nuovi F-16 ed una serie di aiuti militari che potrebbero essere stoppati nel caso in cui oggi si verifichi una resa dei conti armata tra fazioni politiche.
Da piazza Tahrir l’ingresso nel governo militare ha prodotto soltanto un vice-ministro, una goccia nel mare che fa rumoreggiare anche chi si è ormai reso conto di come i militari abbiano praticato un colpo di stato con l’aiuto della popolazione esasperata proprio per stoppare sul nascere, qualsiasi forma di formazione di uno stato democratico.
Gli osservatori internazionali osservano come in Egitto non si riesce a praticare uno dei primi procedimenti di qualsiasi stato democratico che prevede la partecipazione, oltre che delle forze di maggioranza, di una congrua rappresentanza delle forze di opposizione per poter avere tutte le forze attive della società rappresentate nel luogo dove si decide la vita di un paese.
Tutto questo in Egitto non accade, il nemico politico va annientato anche fisicamente, se necessario. Il rischio è che la lunga coda della primavera araba del 2011 finisca in un freddo autunno di restaurazione e repressione.
var addthis_config = {"data_track_clickback":false,"data_track_addressbar":false,"data_track_textcopy":false,"ui_atversion":"300"}; var addthis_product = 'wpp-3.5.8';
Pingback: Dopo l’Egitto, anche Tunisia e Libia bruciano | InformAzione