Speciale Elezioni Sicilia, ecco come si prepara la successione a Lombardo

A parole, il prossimo presidente della Regione Sicilia dovrebbe essere il primo a rendere finalmente attive tutte le disposizioni dello Statuto Speciale, compresa la possibile emissione di moneta con cui piazzare direttamente i propri prodotti all’estero bypassando il governo centrale. Nella realtà dei fatti, la campagna elettorale è stata breve ed intensa, con pochi clamori e tantissimo lavoro dietro le quinte.Dietro le quinte si è allargata la trasformazione del PD siciliano, da forza di opposizione a forza di governo con Raffaele Lombardo, capace di fulminare Berlusconi con un partito poco sopra l’1% nazionale ed in grado di cambiare alleanze spaccando il PD in due anime, quella disposta a tutti i costi a governare e quella oltranzista che aspettava solo nuove elezioni.

Nello scacchiere siciliano si consuma la spaccatura del centrodestra, in grado di esprimere due candidati, Gianfranco Miccichè e Nello Musumeci, uno grande protagonista della stagione di Forza Italia, l’altro integerrimo colonnello per la prima volta in prima linea ad un confronto diretto. Sul piano politico, Miccichè ha un’esperienza sul campo ed una capacità di dialogo con il suo elettorato superiore a quella di Musumeci, impacciato in pubblico ma con alle spalle una delle squadre più attive di tutta la campagna elettorale. Si è lavorato a fari spenti, quasi in silenzio, ma dietro le quinte Francesco Cascio ha costruito le basi di una potenziale vittoria, rimanendo un passo indietro dopo le voci di una sua possibile candidatura. Entrambi però non hanno presentato un programma consultabile dai cittadini, lasciando spazi di manovra che possono suscitare perplessità negli indecisi.

A sinistra la storia di Claudio Fava e Giovanna Marano ha assunto i contorni dell’opera dei pupi, con il candidato di SEL e IDV, incaricato di tenere alta la bandiera della sinistra e del no assoluto ad accordi con chi in passato aveva agito in maniera “ambigua” (in Sicilia l’interlocutore per affari sporchi o grigi rimane sempre quello), auto-trombato dal cambio di residenza, giunto in ritardo. Più che un odioso cavillo un autogol pesante che ha costretto a gettare nella mischia Giovanna Marano, apparsa impacciata e comprimaria di una coalizione partita carica ed ora depressa ed intimorita, nonostante il programma proposto sia ambizioso e davvero rivoluzionario per la Sicilia.

La scelta di Rosario Crocetta da parte del PD sembra essere la mossa vincente per costruire la rivincita del 61 a 0 di qualche anno fa, quando la Sicilia divenne (o per meglio dire, rimase) feudo del centro-destra. Fautore assieme a Sonia Alfano della commissione antimafia europea, la prima nella storia, Crocetta porta con sé la fama di paladino antimafia, affezionato al metodo berlusconiano di lavoro, capace di un contatto costante con i propri elettori e di un programma vasto e completo. La mossa vincente è stata l’alleanza con l’UDC, in grado di aprirgli le porte di tanti elettori, nonostante la sua manifestata omosessualità possa essere guardata con sospetto dall’elettorato cattolico più oltranzista.

Poi c’è l’incognita Grillo. Il Movimento Cinque Stelle incuriosisce, ogni comizio riempe le piazze (come non accade per gli altri candidati) e il tour della Sicilia è stato ben pianificato e non ha lasciato dei punti in sospeso. Il programma esiste e c’è da capire se il M5S rimarrà inchiodato al 4% o riuscirà ad incarnare il malcontento isolano attorno ad uno strabiliante quanto improbabile 10%.

Gli altri candidati sono l’espressione diretta della rabbia popolare che si trasforma in desiderio di rivoluzione democratica, dai Forconi passando a chi ha fatto della rivoluzione il principale aspetto del programma.

Infine una considerazione sulla mafia, grande elettore silenzioso. Il voto in Sicilia costa sempre 50 euro, la nuova legge anti-corruzione prevede pene più leggere se il favore realizzato non è in denaro e se non c’è coinvolgimento diretto tra le parti in causa. Il silenzio assordante in questa campagna elettorale fa pensare ad accordi presi senza fare troppo “scruscio”, rumore. Dopo l’incarcerazione di Cuffaro ed il coinvolgimento di Lombardo in un’inchiesta pericolosa, il profilo basso è una necessità. A chi convogliare il voto? Solo a chi riuscirà a portare “picciuli” nell’isola, a chi sarà pronto a fare affari e a farli fare senza fare troppe domande in giro.

Domenica, piccoli e grandi elettori, sceglieranno il loro nuovo presidente della Regione Sicilia.