Arriva la creatura arancione, a metà strada tra IDV e Rete dei sindaci, mentre La Russa fonda un nuovo partito
L’idea in sé era già nota, persino Silvio Berlusconi ne aveva parlato nel turbinio di proposte fatte nei due mesi passati. E mentre Ignazio La Russa segna l’inizio di Centrodestra Nazionale, con il logo probabilmente depositato qualche mese fa dallo stesso Berlusconi assieme ad altri che saranno usati a breve per rinominare il PDL, nasce il Movimento Arancione, a metà strada tra l’esperienza de La Rete di Leoluca Orlando e quel partito che venne creato da Antonio Di Pietro e sembra oggi pronto a sparire.
Con il discorso programmatico di De Magistris e l’appoggio politico del sindaco di Palermo, c’è persino il magistrato Antonio Ingroia, pronto a tornare a nuoto dal Guatemala (giusto per citare una trovata elettorale che con Grillo ha funzionato benissimo) per poter partecipare a questo progetto.
Come ogni movimento politico, nasce come risposta alla crisi dei partiti e si propone come Quarto Polo (il terzo, ammesso che nasca, dovrebbe essere quello di Casini, Fini e Montezemolo) che ha due punti fermi: un programma di 10 punti ed un candidato pesante alla Presidenza del Consiglio, ovvero l’attuale pm Ingroia, tra i titolari dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia.
E con questo annuncio e la notizia della richiesta di aspettativa inoltrata al Consiglio Superiore della Magistratura, persino gli alleati storici del pm palermitano iniziano a nutrire qualche dubbio, legato all’opportunità di portare in Parlamento il titolare delle inchieste più importanti degli ultimi 50 anni, indebolendo così il processo di disclosure portato avanti dalla Procura di Palermo, continuamente ostacolata.
Ultima della serie l’accusa rivolta a Francesco Messineo di fuga di notizie anche da un pm interno al pool, sintomo di un’attenzione costante riguardo alla polveriera su cui sono seduti i magistrati tra Palermo e Caltanissetta, lungo un asse che intende scoprire su quali basi è nata la Seconda Repubblica e perché Borsellino e Falcone dovettero morire.
Il Quarto Polo risucchierà al suo interno l’esperienza maturata negli anni da Italia dei Valori, riciclandola e rilanciando il suo messaggio iniziale. Speriamo solo che non nasca un Quinto Polo, dato che il polo, etimologicamente parlando, è un centro aggregante ed un punto di riferimento e anche volendo seguire i punti cardinali, un quinto polo aggregante finirebbe di lasciare disorientato qualsiasi potenziale elettore.
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