Sperduta nell’Oceano Pacifico, ricca di colossali statue: l’Isola di Pasqua. – Parte Seconda.
Per capire cosa si nasconde dietro al mistero di questo piccolo quadro, bisogna volare per ventimila chilometri: bisogna raggiungere la leggendaria isola di Pasqua, uno dei luoghi arcani del nostro pianeta, ricchi di storia di magia e di questi senza risposta. Appare quasi un errore di stampa sulle carte geografiche, perché cercandolo troveremmo solo un piccolo puntino al centro dell’Oceano Pacifico.
Lo sguardo di un visitatore giunto sulle coste abbraccia solo le fredde acque del mare per 4000 chilometri, in qualsiasi direzione si volga. Si tratta del posto abitato più lontano da qualsiasi altro conosciuto, chiamato dai nativi Rapa Nui, o anche l’Ombelico del Mondo. Ed è un enigma a forma di vulcano, dove pare che qui si concentrano tutti gli indizi che riguardano i più antichi e profondi enigmi del nostro pianeta. E la terra rossa dell’isola, intrisa di misteri che appaiono inspiegabili, sembra custodire un tesoro favoloso, legato alle origini stesse della nostra civiltà.
Ma bisogna andare con ordine, partendo dall’inizio di quella che sembra una favola, ma non lo è affatto. Il nome di questo luogo è dovuto al giorno della sua scoperta: proprio la domenica di Pasqua del 1772 qui sbarcò l’ammiraglio olandese Jacob Roggeveen, l’uomo a cui viene ufficialmente attribuita la scoperta dell’isola. Ma qualcuno, prima di lui, aveva già raggiunto questa terra apparentemente inaccessibile e nascosta tra le onde dell’oceano.
Dopo aver visto uccidere dodici guerrieri locali con le armi da fuoco della ciurma di Roggeveen, il re dell’isola di Pasqua decise di parlare con il navigatore. E ciò che riuscì a comunicargli fu più o meno questo: “Sono il re degli ultimi discendenti di un antico popolo. Gli ultimi sopravvissuti di un’antica razza…”. Continua…
var addthis_config = {"data_track_clickback":false,"data_track_addressbar":false,"data_track_textcopy":false,"ui_atversion":"300"}; var addthis_product = 'wpp-3.5.8';