Sperduta nell’Oceano Pacifico, ricca di colossali statue: l’Isola di Pasqua. – Parte quarta.
Due etnie diverse, dunque, che convivevano in una terra angusta e senza frutti. Un piccolo popolo che, sembra, praticava abitualmente il cannibalismo quando il numero di abitanti superava le risorse disponibili. Non è un caso che l’accesso alle antiche case dell’isola sia basso e profondo due metri, come, in un igloo: si tratta, infatti, di un primitivo sistema di difesa.
Per entrare bisogna avanzare a carponi ed esporre la propria testa indifesa a chiunque si trovi nell’abitazione. Ma perché questi uomini si erano rifugiato qui? E come mai erano rimasti così in pochi? E soprattutto, perché, come riferivano, avevano la convinzione di essere “Gli unici sopravvissuti del pianeta”? Sopravvissuti a cosa? E i giganteschi Moai cosa hanno a che fare con la loro storia?
Realizzare e trasportare statue che pesano tonnellate deve essere stata un’impresa immane. Sul fondo solidificato del cratere che si trova nell’isola, residuo di un vulcano ormai spento da ere immemorabili, sono state trovate numerose amigdale di pietra, ovvero degli utensili impiegati per scolpire.
Il cratere stesso, di fatto, era la grande cava in cui venivano realizzati i Moai. E lungo il percorso che porta alla cima del vulcano si trovano ancora oggi decine di Moai, alcuni pronti e abbandonati lungo la via del trasporto, altri ancora da rifinire o incastonati nella roccia. L’archeologa ufficiale afferma che tutte le statue vennero realizzate con utensili di pietra, ma non è difficile pensare che forse qualcosa ancora sfugga agli studiosi, vedendo come circa 400 Moai siano ancora intrappolati nelle pareti di questo vulcano, come se gli antichi “scultori” avessero dovuto abbandonare da un giorno all’altro il lavoro.
Com’era possibile poi trasportare i Moai dal cuore del vulcano fino alle coste dove venivano eretti? Come facevano gli indigeni a muovere e issare tonnellate di pietra senza avere conoscenze meccaniche, materiali adatti e animali da tiro? Perché, secondo molti addetti ai lavori, non è detto che nei secoli passati esistessero su questa isola gli alberi e le piante necessari per creare le corde indispensabili all’operazione. Soprattutto, senza alberi su cui far rotolare le statue, tutto sarebbe stato estremamente complicato. Continua…
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