Cosentino e Berlusconi concordi, tutta colpa dei giudici

La sceneggiata napoletana, se realmente le cose sono andate per come sono state raccontate, si porta a conclusione. Dopo le notizie trapelate di un Cosentino furioso che strappa le liste dalle mani dei compilatori delle liste per la Campania, dopo che l’ex ministro della Giustizia Nitto Palma e Denis Verdini hanno cercato di convincere Berlusconi a tenere duro e a presentare comunque le liste, la notte furiosa si chiude con un “volemose bene”.

Complice la calca alla conferenza stampa e il tempestivo messaggio distensivo di Silvio Berlusconi intorno alle 12:30, Cosentino rinvia la conferenza stampa alle 15 ed aggiusta il tiro.

Ho lottato fino alla fine per la candidatura, ma non per una questione di immunità. Avrei potuto candidarmi con uno dei tanti partiti che me l’hanno offerto. Ma io non vendo la dignità per l’immunità perché penso che valga molto di più. Non ho fatto un passo indietro. Il presidente Berlusconi è una persona assolutamente straordinaria alla quale mi lega un vincolo di rapporto di stima e di amicizia. Accetto l’esclusione dalle liste senza nessuna polemica. Se può servire a prendere qualche voto in più e battere queste sinistre, va bene. Non potrò partecipare direttamente alla competizione ma lo farò con il cuore. Potevo portare voti a livello locale ma farne perdere a livello nazionale. Questo focus consegnato al partito ha portato al provvedimento.

Cosentino smentisce categoricamente qualsiasi ricostruzione fatta sulla sceneggiata, rimarcando di essere rimasto a Palazzo Grazioli, la sede romana di Berlusconi, fino all’ultimo per dare il suo contributo. Lancia una stoccata ad Angelino Alfano che dietro le quinte ha premuto fortemente perché il PDL, nonostante la sua nota posizione anti-giustizialista, lasciasse a casa lui ed altri noti esponenti del partito perché giudicati impresentabili.