Spread in salita, ma Napolitano aspetta ancora una settimana per provare il rimpasto
Dopo che il Re Sole – Berlusconi si è allontanato dall’orbita del Professor Monti, Giorgio Napolitano deve prendere atto della decisione di Mario Monti di rimettere le sue dimissioni subito dopo l’approvazione di due importanti decreti, la legge di stabilità e la legge delega sulle competenze delle Province, da cancellare ma le cui competenze, su strade e scuole, subirebbero un pericoloso vuoto di potere, almeno nella fase di transizione.
E se Napolitano, sibillino, aspettava la risposta dei mercati al ritorno in campo di Berlusconi, dopo la sfiducia soft al governo tecnico, la risposta non si è fatta attendere. Lo spread è in salita oltre quota 350, la Borsa continua a scendere e dall’estero  arrivano le prime “bordate” di sfiducia.
A cominciare dall’Economist, mai tenero con Berlusconi, che nel suo titolo scimmiotta il ritornello di un famoso musical, per allertare gli investitori sul ritorno di uno dei più gravi fattori di instabilità in Italia ed in Europa.
Sullo stesso concetto torna il presidente del Parlamento Europeo Schultz (apostrofato come kapò nazista dal Cavaliere qualche anno fa), definendo un grave passo indietro il ritorno di un politico che tanta incertezza ha portato sui mercati, confidando nel buon senso degli elettori italiani.
Ma  su quello che accadrà da qui ad una settimana gli scenari sono ancora aperti. Mentre si sprecano le date delle possibili elezioni, dal 3 febbraio fino al 5 maggio dell’anno prossimo, rimane ancora aperta l’opzione di un Monti bis per garantire l’approdo faticoso della legislatura al suo termine naturale, cercando di resistere il più possibile alle bordate elettorali che i partiti in Parlamento hanno già iniziato a scagliarsi, svegliandosi dal torpore indotto dall’inattività parlamentare (ricordiamo che a parte la firma dei decreti governativi, le attività politiche sono state ridotte all’osso.)
Il giudizio politico sul governo Monti rimane praticamente lo stesso in tutti i partiti politici ma la modalità del termine della legislatura rimane un tema caldo su cui, oltre alla corsa elettorale, si decidono le prossime manovre finanziarie, orientate a nuovi e pesanti sacrifici se il paese non torna a produrre e tenere sotto controllo la spesa pubblica.
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