Recensione film: Frankenweenie

Victor è un piccolo scienziato che sta sempre chiuso in casa con il suo unico amico, il cagnolino Sparky. Il giorno in cui il padre lo convince a fare una partita di baseball con i suoi compagni di classe, Sparky viene investito nel tentativo di recuperare la pallina con cui stavano giocando i bambini. Distrutto per la perdita del suo compagno di giochi, Victor, dopo aver seguito una lezione di scienze in cui il professore mostrava come l’elettricità possa far contrarre i muscoli di una rana morta, decide di profanare la tomba di Sparky e, attirando su esso dei fulmini, cercare di riportarlo in vita, riuscendoci. Entusiasta per la riuscita di un esperimento a cui ha dato vita solo per amore, Victor adesso deve tenere il suo cagnolino nascosto dai suoi compagni di classe, assetati di nuove scoperte scientifiche solo per il potere.

L’impresa però si rivelerà più complessa del previsto …
Il nostro amato Tim Burton non ci delude neanche questa volta: ripescato da un vecchio progetto che aveva creato nei suoi primi anni di carriera, Frankenweenie era stato pensato fin da subito per essere un lungometraggio realizzato in stop-motion, ma problemi legati ad una questione di budget, lo costrinsero a realizzare solo un cortometraggio della durata di poco meno di mezz’ora. Adesso, molti anni dopo, la storia e i personaggi principali, con qualche aggiunzione qua e là per colorarla di più, sono stati ripescati e messi alla luce nella sua idea originale.

Una trama molto lineare e per niente complessa, ma animata dalle emozioni che, nella sua semplicità, accompagnano lo spettatore per tutta la durata del film. Realizzato in perfetto stile burtoniano, che abbiamo già potuto apprezzare ed amare in altre sue opere precedenti come La sposa cadavere e Nightmare before christmas, e accompagnato dal logo della Disney. Un misto di drammaticità e horror che affascinerà tutti.