Recensione Film: Warm Bodies

L’apocalisse è vicina, Il virus che trasforma la gente in zombie dilaga sempre di più e gli umani rimasti sono davvero pochi. Durante il turno di guardia di alcuni ragazzi in cerca di medicine, questi vengono attaccati da un gruppo di zombi. Tra loro c’è R, un non-morto che ricorda solo l’iniziale del suo nome da umano e che soffre per la sua condizione. Quando R si innamora di Julie, dopo aver ucciso e mangiato il suo ragazzo, qualcosa comincia a cambiare, il suo cuore riprende a battere e i sentimenti ricominciano ad impossessarsi della sua mente.
Un film di Jonathan Levine tratto un racconto di qualche pagina scritto per il web da Isaac Marion, poi notato da una casa editrice che chiede all’autore di estenderlo a romanzo e viene presentato al pubblico con lo stesso titolo del film. Warm bodies probabilmente aspira ad un successo, tra gli adolescenti, simile a quello di Twilight e cerca di conquistare i suoi fan.

Come la saga di Stephenie Meyer, anche qua si parla di una storia d’amore tra un non-morto (nel primo caso un vampiro, nel secondo uno zombi) e un’umana. In Warm Bodies, però, cogliamo anche qualche leggero e voluto tratto di Romeo e Giulietta, a cominciare dai nomi dei due protagonisti. Fedele in molti aspetti alle caratteristiche dei classici zombi movie, con qualche differenza qua e là, come la capacità di poter rivivere i sentimenti e i ricordi di un umano mangiando il suo cervello.

Un cast riuscito abbastanza bene, formato dai protagonisti Nicholas Hoult (già visto in New Moon) e Teresa Palmer, accompagnati da un grande John Malkovich (nel ruolo del padre di Julie) che riesce a dare il massimo anche col minimo impegno e Analeight Tipron, Rob Corddry, Dave Franco. Film carino e semplice che scade un po’ nel prevedibile ma comunque ottimo per coloro ai quale piace la classica storia d’amore adolescenziale burrascosa e impossibile.