Parlamento UE boccia il negoziato sui finanziamenti europei, tutto da rifare

A larghissima maggioranza, il Parlamento Europeo fa sapere alla Commissione Europea, all’Ecofin ed ai capi di Stato della UE che l’accordo firmato a febbraio per la suddivisione dei prossimi fondi europei fino al 2020 è da rifare. Dovranno essere riviste alcune voci di spesa e di contribuzione per i singoli stati. Sarà quindi necessario un ulteriore negoziato ed i tempi potrebbero essere lunghi, dato che due dei tre big, Italia e Germania, sono alle prese con la composizione di un governo o con imminenti elezioni.

Ma non è tutto. Oggi Beppe Grillo ha rilasciato un’intervista ad un quotidiano tedesco che susciterà parecchie discussioni sul caso Italia. Il leader del Movimento Cinque Stelle ha affermato che se necessario non solo proporrà un referendum sull’euro, ma rimette in discussione il Trattato di Lisbona, scritto e voluto più dai governi che dai popoli.

Il primo no dell’Irlanda aveva messo in allarme i vertici UE che dovettero ricorrere ad alcuni stratagemmi per approvare quella che ad oggi è la Costituzione Europea, in larga parte inattuata. Le parole del primo partito in Italia riecheggiano nei palazzi delle cancellerie, dove al momento nessuno azzarda una risposta diretta, sia per evitare di dare credito al secondo clown italiano dopo Berlusconi, per come è stato inquadrato Grillo, sia per evitare che le sue parole abbiano un ulteriore eco.

L’accusa di Grillo è sembrata più che concreta a numerosi investitori stranieri mentre dalle banche centrali qualcuno si è morso la lingua: i paesi del nord Europa stanno solo aspettando di far rientrare la loro esposizione nei confronti dell’Italia e poi la molleranno a sé stessa, come una patata bollente.

Tentazione espressa più volte da paesi come Finlandia e Olanda, ma che metterebbe in pericolo Germania e Lussemburgo, locomotive europee che poggiano parte del loro successo proprio dalle garanzie provenienti dall’Unione Europea. Anche l’idea del piano B, circolata con insistenza e praticamente presentata al mondo dopo essere rimasta, dal 2008 fino all’anno scorso “nascosta” al grande pubblico, torna in piedi.

Un euro a due velocità potrebbe portare più scompensi dell’euro stesso, le vie d’uscita note sono due: o si formano gli Stati Uniti d’Europa, facendo della Banca Centrale Europea una vera banca (che magari appartenga agli stati, piuttosto che agli istituti di credito) o si ritorna al punto di partenza.

Lo stallo sta distruggendo il paese che non può aspettare che la crisi inizi a toccare Berlino, dove le stime si sono fatte meno rosee e solo uno shock può spostare le decisioni prese in sede europea.