Dopo la giornata soporifera di ieri, oggi i nomi dei presidenti tra Camera e Senato. Con il PD acchiappatutto

Bersani ha provato fino all’ultimo ad evitare di dover far pesare con brutalità politica i numeri del PD, ma il regolamento parlamentare parla chiaro ed oggi arriveranno i nomi di Dario Franceschini alla Camera e probabilmente quello di Anna Finocchiaro al Senato. Alla quarta votazione basterà la maggioranza assoluta e alla Camera l’ampia maggioranza derivante dal premio elettorale per la prima coalizione ed il primo partito (sommando i voti provenienti dall’Estero, il PD supera di poco il Movimento Cinque Stelle) a Montecitorio.

Al Senato la questione potrebbe essere complicata ulteriormente dalla necessità di mandare in ballottaggio i due candidati più forti, considerando che solo tra qualche ora il PD ed il PDL formalizzeranno i nomi dei loro candidati. Bersani ha provato a riavvicinarsi a Scelta Civica proponendo una presidenza del Senato per Monti, aprendo un fronte interno con Vendola che vorrebbe affidare la Presidenza della Camera al Movimento Cinque Stelle.

In realtà la possibilità che il PD si ritrovi schiacciato dall’astensione del PDL e dell’intransigenza del Movimento Cinque Stelle diventerà concreta oggi, con una necessità logistica che potrebbe imporre a Bersani di prendersi sia la presidenza della Camera dei Deputati che quella del Senato. Un atto di forza che Berlusconi e Grillo attendono per tornare ad attaccare a man bassa l’arroganza politica di un partito che vince ma non può governare. Sulla stessa riga, si prepara la battaglia per la Presidenza della Repubblica, partita a cui il PDL e Berlusconi non rinuncerà facilmente.

Il PD potrà anche decidere dopo qualche giorno chi portare sullo scranno più alto, quello del Quirinale, ma in questo modo dovrà “arrendersi” presto alla Presidenza del Consiglio. Non ci sono margini affinché Bersani possa formare un governo stabile, anzi, senza la guida sicura di un tecnico, la XVII legislatura potrebbe durare solo un altro mese.