Ventuno ministri, sette colpi di pistola, quanta responsabilità serve per governare?
Roma, Palazzo Chigi, ore 11:45. C’è un clima di distensione e buonumore, dopo le forti piogge Roma si sveglia con un bel sole, i nuovi ministri del neo governo Letta stanno per giurare al Quirinale, qualcuno li avvista passare da Palazzo Chigi, a piedi. Nel frattempo, un uomo sui 40 anni si avvicina. Ha un’aria distinta, in giacca e cravatta passa quasi inosservato. Poi esce dalla tasca una Beretta, tutto si spacca e si tinge di rosso, portando il terrore in una giornata di passaggio.
Sette colpi esplosi, un poliziotto grave colpito al collo, un secondo ferito alla gamba, una terza, una passante, colpita di striscio. Il brigadiere è ancora in sala operatoria, il ministro degli Interni Alfano e il ministro della Difesa Mauro si sono precipitati all’ospedale Gemelli, mentre il ministro Cancellieri, rimasta al suo dicastero alla Giustizia, si affretta a specificare che si tratta di un gesto isolato, di un folle.
Non proprio folle, caro ministro. E’ giusto condannare atti di violenza ingiustificata, è giusto far sentire la presenza dello Stato, ma non tutti si sparano in testa, si lanciano da un balcone o si danno fuoco, davanti a qualche municipio. La disperazione, la rabbia di un popolo preso a calci da chi li ha costretti a ripagare debiti che le banche hanno contratto nel 2008 e che non restituiscono, strutture finanziarie che hanno divorato aziende e risparmi, senza che lo Stato abbia fatto nulla per tutelare chi, prima di tutto, ha difeso il lavoro, renderebbero pazzi anche i più tenaci.
Non è follia quella che ha armato la mano di Luigi Preiti oggi, non è stata la follia ad armare la mano di Andrea Zampi a Perugia, ma la disperazione. Ed il sangue che rimane sull’asfalto è quello di chi rappresenta lo Stato alla frontiera, di chi indossa una divisa e viene sottopagato, ma anche di una stagista a tempo determinato, freddata insieme alla sua collega dal gesto di un folle. Chi arma questi folli? Chi, soprattutto, ha la responsabilità di quanto accade?
Luigi Preiti mirava a colpire uno dei neo-ministri che sono passati in mattinata da Palazzo Chigi, una volta bloccato ha urlato “uccidetemi, uccidetemi“. Anche la politica urla sempre più, esasperando le menti ed i cuori già esasperati degli italiani.
Quanto altro sangue serve per capire che la parola responsabilità esige lavoro, sacrificio e fatica? Inutile nascondersi dietro pallottole e panico, c’è un paese esasperato e gesti del genere possono solo aumentare finché non si vedranno risultati. Non c’è manovra economica o legge elettorale che tenga, il paese chiede sacrifici alla propria classe dirigente ed esige rispetto. E’ il momento, per la politica, di dire cosa intende fare, se inginocchiarsi di fronte alle turbe schizofreniche dell’economia o occuparsi dei loro stessi elettori.
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